lunedì 8 ottobre 2012

Washington Irving, Rip Van Winkle e Sleepy Hollow

di Roberto Mancini

Nel 1983, in occasione del bicentenario della nascita di Irving, Italo Calvino scrisse su La Repubblica : -[…] Gli amici a cui m’è venuto di parlarne mi hanno chiesto perché mai m’interessavo proprio di Washington Irving, scrittore insipido e infantile-. Concludendo con una risposta palesemente definitiva: -Agli americani, di Washington Irving non gliene importa niente-.
Ebbene, seppur Irving per alcuni possa essere considerato un autore minore, lo scrittore di alcuni racconti e nessun romanzo, un autore di saggi ma di poche allegorie, in realtà egli è stato un pioniere nella letteratura americana. Washington Irving ha anticipato temi e narratoti, preparando le basi per il Rinascimento Americano, senza però farne parte, e fungendo da ponte tra la vecchia cultura inglese e quella originale del Nuovo Mondo.

Washington Irving nacque a New York nel 1783, ultimo di undici figli e appartenente a una ricca famiglia di commercianti di origine olandese.
Studiò da avvocato, ma la passione per la letteratura lo portò lontano da quella strada per dedicarsi dapprima alla collaborazione con varie testate giornalistiche, poi ai viaggi in Europa, dove poté conoscere storie e culture che avrebbero ispirato alcuni suoi racconti e segnato la sua produzione.
Nel 1809 pianse la morte dell’amata Mathilda Hoffman e nello stesso anno pubblicò una storia di New York, dove mostrò per la prima volta le sue doti di autore satirico e dove comparve il personaggio di Diedrich Knickerbocker, destinato a imperitura fama e il cui cognome finì per indicare tutti i cittadini della città.
Nel 1812 prese parte al conflitto amricano-britannico, ma gli ingenti danni che la guerra stava causando all’economia del paese, lo costrinsero a cercare rifugio in Europa al fine di salvare quello che restava degli affari di famiglia. Qui ebbe l’occasione di conoscere e frequentare scrittori affermati quali Walter Scott, Thomas Moore e Mary Shelley, con la quale condivise una breve storia d’amore.

lunedì 20 agosto 2012

Robert E. Howard, il Cimmero

di  Roberto Mancini

Qualcuno ha scritto che, nel creare il suo universo fantastico, Howard abbia operato una sorta di rivoluzione nella Fantasia Eroica, sconvolgendo l’immagine del cavaliere senza macchia e senza paura che fino allora aveva popolato la letteratura di genere. Gli eroi che popolano i mondi evocati da Howard, infatti, sono ben lontani da quello stereotipo; sono protagonisti in un certo senso “negativi”, pur rispecchiando alcuni ideali propri delle figure che vestono. Conan è dotato certamente di tutti i tratti positivi “propri” di un barbaro, come coraggio, lealtà e generosità verso gli amici, rimanendo tuttavia un mercenario rozzo e incolto, un furfante che non si tira indietro di fronte al furto, alla rapina o all’assassinio se finalizzato a un proprio tornaconto.

giovedì 19 luglio 2012

Edgar Allan Poe, il poeta maledetto

di Roberto Mancini

Edgar Allan Poe nasce a Boston, nel 1809, da una famiglia benestante che vanta ascendenze di tutto rispetto: suo nonno materno, infatti, fu quartier mastro generale durante la guerra d’Indipendenza americana, e amico del generale Lafayette; il suo bisavolo aveva sposato una delle figlie del generale McBride, vera personalità di spicco dell’intera società anglosassone. 
Suo padre, David Poe, proviene da una famiglia altolocata e inizia la carriera teatrale per amore della bellissima attrice Elizabeth Arnold Hopkins, mollando tutto per lei. Si tratta di una storia d’amore splendida che però presto deve fare i conti con la dura realtà; arrivano i problemi economici che riducono alla fame la coppia e i loro tre figli, tra cui il piccolo Edgar. La forte indigenza causa la morte dapprima di David, poi della bella Elizabeth.

mercoledì 20 giugno 2012

Howard Philips Lovecraft, il creatore di Mondi


di Roberto Mancini

«Se io mi siedo alla scrivania con l’intenzione di scrivere un racconto, è molto probabile che non ci riesca. Ma se scrivo per mettere sulla carta le immagini di un sogno, tutto cambia completamente.»

Howard Philips Lovecraft è senz’altro il più insolito fra gli autori del fantastico. Il suo modo di scrivere, di raccontare una realtà fatta di angoscia, follie e inevitabili catastrofi non deriva solamente da una sfrenata fantasia, di cui egli è senz’altro in possesso, ma è condizionato da una vita che non lo soddisfa e una gioventù caratterizzata dall’ombra della morte che ne segnerà in qualche modo l’esistenza.
Nato nel 1890 a Providence, nel Rhode Island, appartiene, da parte di madre (Susie Phillips), all’agiata borghesia cittadina, mentre suo padre, Winfield Scott Lovecraft, è un viaggiatore di commercio inglese.